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Max Pescatori

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Messaggio  Admin Gio Ott 02, 2008 1:24 am

E' l'unico italiano ad aver vinto due titoli mondiali di poker sportivo. Abbiamo sentito Max un anno fa, quando è andato in Giappone a rigenerarsi prima di ritornare a Las Vegas dove abita da 13 anni per seguire la sua grande passione per il gioco d'azzardo. "Sto tra le montagne - confessa ‘the Italian Pirate' quando lo raggiungiamo in estremo oriente tramite Skype - e non nel caos delle metropoli. ”. Meditazione e concentrazione per ripetere l’impresa dello scorso anno. Del resto lo aspettano le solite sessioni di gioco lunghe ore ed ore. Momenti in cui la concentrazione al tavolo verde serve eccome. Tuttavia Max non sembra avere particolari problemi di questo tipo: “Ho sempre amato i giochi d’azzardo, ho iniziato sin da piccolo e anche in vacanza, verso i 15 anni, piuttosto che andare in spiaggia preferivo maneggiare un mazzo di carte con gli amici o con chi capitava”, confessa Pescatori. Varie puntatine con gli amici a Campione d’Italia, tornei di ‘scopa’ e altri giochi hanno invaso l’adolescenza del Pirata. “Prima di conoscere il Texas Hold’em poker sono stato anche un grandissimo giocatore di cavalli, andavo in ippodromo quasi tutte le settimane”, rivela Max. Una vera e propria Febbre da Cavallo quindi: “Decisamente, i personaggi del film te li ritrovi in agenzia e all’ippodromo – scherza Pescatori – anche se il mio film preferito sul tema è Let it Ride, famosa pellicola sulle corse con Richard Dreyfuss e Jennifer Tilly”. L’azzardo scorre nelle vene del Pirata italiano che ad un certo punto, circa 13 anni fa, si trova davanti ad un bivio importante: “Quando arrivai a Las Vegas la prima volta, andavo ancora a giocare ai cavalli ed ero uno dei migliori – confessa - poi ho capito che la mia strada era il poker, dove c’era più spazio e dove potevo ritagliarmi una posizione sicuramente più importante”. Pescatori torna in Italia giusto il tempo di vendersi la macchina, licenziarsi dal lavoro, prendere la liquidazione e i pochi risparmi che aveva per volare nuovamente verso la ‘Mecca del poker’: Las Vegas.Scommesse e poker: le due grandi passioni di Pescatori.

Il poker ha subìto uno sviluppo incredibile in questi anni rispetto al betting che rimane una passione completamente differente. “I giocatori di poker in America sono della vere e proprie celebrità - spiega Pescatori – un mio amico collega è andato a vedere i Lakers a Los Angeles e l’attore Denzel Washington l’ha preceduto piombandogli addosso per stringergli la mano”. Vedendo le Wsop in televisione, si notano molte somiglianze con il Wrestling. Negli States, del resto, si tende sempre a spettacolarizzare tutto: “Verissimo – conferma il Pirata – il mio nickname l’ho preso proprio dal wrestling e anche il look dei giocatori professionisti al tavolo è molto particolare, si tende a caratterizzare molto i personaggi”. Max ha la sua bandana con i colori dell’Italia. Da questo il soprannome ‘the Italian Pirate’. Spesso, il secondo giocatore italiano nella top cento degli italiani per soldi vinti nei tornei del circuito internazionale, indossa anche la maglia degli azzurri campioni del mondo con i quali ha vissuto un’esperienza in comune: “Il tavolo finale delle Wsop 2006 si è aperto 15 minuti dopo la vittoria della Coppa del Mondo dell’Italia ai rigori contro la Francia – ricorda Max – in quel momento spettava a me regalare un’altra emozione al nostro Paese”. Detto, fatto, Pescatori conquista il prestigioso ‘braccialetto’. Chissà se il Pirata ha paura di qualcuno in particolare per l’evento del prossimo luglio? “Temo solo le ragazze della pubblicità che girano per i tavoli: se saranno vestite meno dell’anno scorso sarà difficile concentrarsi”. Pescatori si definisce giocatore completo e alle Wsop non metterà in pratica una tecnica particolare: “Il mio stile varia e si adatta in base al tavolo, so giocare in tutti i modi. E’ questo il modo migliore per essere sempre pericolosi sennò quelli forti ti mangiano vivo e si diventa troppo prevedibili”.

Tornano al betting il Pirata ricorda che quando un fantino vinceva una corsa senza storia all’ippodromo di San Siro gli spettatori urlavano “categoria!”. Pescatori l’ha mai gridato agli avversari sconfitti al tavolo? “No, sono abbastanza umile perché è giusto rispettare i perdenti: del resto sono quelli che mi permettono di girare con il mio Hummer giallo”, si tradisce il campione di Texas Hold’em.

Ormai trapiantato tra le luci di Vegas, Max non dimentica la madre patria: “Ho contribuito all’opera editoriale della Gazzetta dello Sport perché voglio aiutare i miei concittadini ad imparare a giocare al Texas ma solo se c’è il desiderio reale di apprendere”. Non c’è dubbio sul sentiero che il poker deve seguire: quello della legalizzazione. “Sembra che si sia avviato il percorso giusto – commenta Pescatori – ma serve una legge e l’apertura del mercato come è successo per il betting”

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